L'Affaire. Tutti gli uomini del caso Dreyfus by Piero Trellini

L'Affaire. Tutti gli uomini del caso Dreyfus by Piero Trellini

autore:Piero Trellini [Trellini, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4.

PROUST IN THE SKY WITH DIAMONDS

Nonostante la sua ritrosia ad alzarsi a un’ora rispettabile, la mattina del primo giorno di udienza, Marcel Proust era riuscito, dal basso dei suoi stentati ventisette anni, ad andare via da casa in tempo utile per sperare di trovare un posto a sedere al processo.

Arrivato al Palazzo di Giustizia, scoprì che l’aula era stata già invasa. Una straripante fioritura di cappelli nascondeva i sussulti di una folla fremente. In quel mare in tumulto il pubblico si era sistemato ovunque fosse possibile. Stipato negli antri, arrampicato sulle stufe, seduto sui davanzali, accomodato per terra, “con le gambe incrociate, come i turchi”, davanti alla giuria. Fu così che scelse di sistemarsi anche Proust facendo attenzione a posare al suo fianco la sacca di tela che conteneva il paio di panini e la bottiglia di caffè che aveva preparato per resistere fino alla sera.

L’Affaire era ormai dentro di lui. Al suo interno e nel suo contorno aveva trovato modelli e muse che non lo avrebbero più abbandonato. Un universo di figure per lui ammirevoli che, in attesa di entrare nella sua cattedrale di parole, si agitava ormai sempre più nella sua testa.

Il giorno in cui forse si predispose ad accogliere questa pienezza risaliva al precedente febbraio. L’ancor giovane Proust si era già esposto con il suo Les Plaisirs et les Jours. Questo esordio era stato tardivamente recensito sul Journal, che bollava i suoi versi come “elegiache svenevolezze”. A metterci la firma, ma non la faccia, era stato Raitif de la Bretonne, il più sadico gazzettiere mondano della Belle Époque (etichetta – riferita al felice incastro tra due guerre – che, sia chiaro una volta per tutte, nessuno si sognava di pronunciare allora, essendo stata utilizzata per la prima volta nel programma radiofonico Ah la Belle Époque! condotto da André Allehaut su Radio-Paris nel corso del mese di novembre del 1940). Naturalmente quello non era il nome vero. Come non era vero Daniel de Kerlor. E anche Bruscambille. Si faceva chiamare Jean Lorrain ma per l’anagrafe di Fécamp lui era Paul Alexandre Martin Duval. Un energumeno grosso e flaccido che si drogava e incipriava, oltre a tingere d’henné quello che dei suoi capelli riusciva a vedere nello specchio. Aveva labbra grosse e umide, occhi azzurri circondati di matita sopra i quali pendevano palpebre raggrinzite come bucce di patata. Era noto per i suoi anelli gemmati che portava in ciascuna delle sue dita molli e viscide come polpi. Con quelle, il 3 febbraio 1897, aveva scritto: “Marcel Proust ha avuto la sua brava prefazione di Anatole France, che non si sarebbe tanto disturbato per Marcel Schwob, né per Pierre Louÿs, né per Maurice Barrès; ma così va il mondo, e potete star certi che per il prossimo volume Monsieur Proust strapperà una prefazione all’intransigente Alphonse Daudet in persona, che non saprà rifiutare questo favore né a Mme Lemaire né a suo figlio Lucien.” Effettivamente Proust aveva una relazione sentimentale con Lucien Daudet, fratello del cronista della degradazione di Dreyfus (e



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